Affittare la propria casa con Airbnb a rischio divieti!

belo-200x200-4d851c5b28f61931bf1df28dd15e60efE’ di questi giorni la notizia riportata da L’OBS  che a Berlino il comune ha deciso di adottare le maniere forti e “vieta” l’affitto di stanze o appartamenti senza apposita licenza.

Probabilmente siano di fronte ad una mossa delle lobby alberghiere che si sono trovate tra i piedi un nuovo concorrente potentissimo grazie ai social-media facilmente accessibili a tutti. Mossa che fa leva anche su fattori fiscali per cercare di essere “politcally correct” (questi prorpietari non pagano le tasse!) .

Tale divieto trova origini ne più né meno in motivazioni simili alle reazione dei giornalisti al successo dei blog di qualche anno fa o alla reazione delle major alla diffusione di musica film e libri sul web, personalmente ritengo che queste resistenze siano destinate ad essere sconfitte a meno che non “rimedino” la loro offerta commerciale.

Sono battaglie in difesa del proprio “campo economico”, razionalmente comprensibili, ma che quasi sempre finiscono in costose sconfitte sopratutto di immagine e costringono i difensori a comprendereche per vincere e veramente difendere il proprio spazio commerciale  devono adattare il loro modello di business alla nuova situazione.airbnb
Un fine presente sottotraccia di queste dichiarazioni di guerra é spesso quello di “guadagnare” tempo per affinare una strategia efficace.

Airbnb é ora tanto potente da essere visto come un nemico invece che un alleato e non è l’unica piattaforma attiva nei social nel diffondere le “disponibilità” di camere e alloggi. (Wimdu ou 9flats sono altri esempi).

Ricordiamo alcuni esiti di vecchie (era ieri) battaglie:

la musica e i film, dopo Napster, hanno un costo fisso mensile di accesso indipendente dalla quantità di musica che ascoltiamo (vedi Spotify, Music di Apple etc etc ), i quotidiani stanno abbassando vistosamente il costo dell’abbonamento digitale e la condivisione delle news sui social viene agevolata (é pubblicità) e i blog non preoccupano più nessuno essendosi nel frattempo trasformato anche per loro l’utilizzo da parte degli utenti. Uber e i taxi, formalmente ancora ai ferri corti, sembrano aver trovato un equilibrio.

In queste ri-mediazioni commerciali i cittadini ci hanno guadagnato?
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A me pare di sì e non solo quelli che  affittano dato che l’utilizzo del patrimonio immobiliare permette di “mantenerlo” ma anche coloro che ora possono accedere ai viaggi uscendo da quei circuiti monopolizzati dai grandi player in senso economico e culturale. Se gli alberghi vogliono difendersi dal nuovo concorrente migliorino e differenzino l’offerta così che i clienti siano premiati del maggior costo ….

Il mondo gira e muta, le nuove tecnologia aprono spazi nuovi e la “cultura convergente” raccontata da Jenkins

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produce una continua rimediazione collettiva dell’uso dei media e dei vecchi mezzi materiali (le abitazioni in questo caso) da parte dei cittadini dove chi prima e meglio lo capisce, guadagna…
gli altri perdono,

fatevene una ragione!

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