L’assolutismo è quel regime in cui si riconosceva al sovrano poteri non conferiti da alcuno, ma acquisiti per diritto divino, e quindi praticamente illimitati;
in tempi moderni il termine è passato a designare qualsiasi forma di potere dittatoriale.
Il caso concreto e recentissimo che ha coinvolto il blog italiano Byo Blu (vedi video in fondo al post) è interessante da approfondire proprio perchè Google agisce trovando le “ragioni” del suo agire in se stesso auto affermando che sono ragioni importanti che meritano tutela.
E’ il 25 gennaio 2017 quando Scott Spencer (Google) annunciava che:
“From November to December 2016, we reviewed 550 sites that were suspected of misrepresenting content to users, including impersonating news organizations.”
(https://blog.google/topics/ads/how-we-fought-bad-ads-sites-and-scammers-2016/).
Google amplia dunque la sua “policy”, la sua legge.
Google annuncia che la sanzione per la violazione della sua policy è l’espulsione dal circuito “AdSense”, quindi l’espulsione del colpevole dal circuito economico. Di fatto, la fine della possibilità di sviluppare una presenza nella comunità virtuale.
Non più un carcere fisico, non ti escludo dalla comunità fisica ma ti escludo dal mercato economico virtuale,
ossia avrai ancora accesso a Internet, potrai anche usarlo, ma di fatto, non avrai mai la possibilità di procurarti le risorse economiche per poter far si di avere anche una sola possibilità che la tua idea raggiunga veramente gli altri e possa svilupparsi.
Chi verrà colpito da questo proclama:
ad esempio, a loro insindacabile parere, chi “impersona organi di informazione senza esserlo”.
Il dibattito in questi mesi ha riguardato la Net-neutrality, ossia il divieto per i provider, i fornitori di accesso ad internet,
i proprietari della rete fisica che permette ai pacchetti di dati di viaggiare da un punto all’altro del mondo,
di differenziare la velocità tra pacchetti, ossia di creare corsie preferenziali.
L’obbiettivo evidente era dare valore alla loro rete, poter vendere ad un prezzo più alto le corsie preferenziali agli operatori che usano le loro linee per vendere ai clienti. Pensiamo ai venditori di contenuti mediatici (Film), alla futura guida automatica degli autoveicoli,
a chi opera sulle piazze finanziarie etc etc.
Obbiettivo che ovviamente non piace agli OTT
(Over-The-Top -in acronimo OTT – sono le imprese che forniscono, attraverso la rete Internet, i servizi e si contrappongono a quelle che forniscono l’accesso alla rete, i provider)che si vederebbero “tassare” i loro profitti e sarebbero obbligati a condividerli con i proprietari di una infrastruttura che loro usano per guadagnare.
C’è un altro aspetto da non sottovalutare dietro la net neutrality.
Se non posso rallentare o accelerare il pacchetto vuol dire che il suo contenuto per me è totalmente irrilevante.
Questo significa che non sono neanche responsabile di cosa “contiene” il pacchetto … siamo di fronte alla non assunzione di responsabilità generica per i contenuti
che viaggiano sulla rete da parte dei proprietari della rete stessa.
Diversa sembra la posizione scelta dagli OTT.
L’esempio che riporto ci racconta che Google ha fatto un “assunzione di responsabilità per i contenuti” andando a “leggere” i contenuti per poter “giudicare”
e quindi decidere se è legittimo o meno che quel contenuto partecipi al suo network.
Perchè lo ha fatto? Perchè si è reso l’onere di farlo (Google come Facebook …)
Ci sono diverse risposte, alcune che toccano i rapporti con gli utenti altri che toccano i rapporti con le forze politiche che possono influenzare il loro business.
Pensiamo solo al caso del conflitto tra la Commissione dell’Unione Europea e Google per le poche tasse pagate in Irlanda. Ecco che trovo un accomodamento impegnandomi a fare qualcosa che l’Unione Europea apprezza e potenzialmente completa quanto previsto dalla Risoluzione del Parlamento europeo del 23 novembre 2016 sulla comunicazione strategica dell’UE per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi, credo possa meritare un attenta analisi.
(http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&reference=P8-TA-2016-0441&format=XML&language=IT).
Una partita complessa di cui l’unica certezza è che non si sta giocando in pubblico.
Infine mi chiedo ancora una volta:
Chi controlla l’azione censoria degli OTT?
Abbiamo un diritto alla personalità e quindi alla presenza “in” internet?
Questo diritto incontra dei limiti e questi limiti che li decide e applica?
L’esclusione unilaterale dagli introiti AdSense tocca la libera concorrenza tra produttori di contenuti?
Sono libero di agire sul web quanto nel mondo reale?
Per chi volesse conoscere il caso ByoBlu ecco il link al video: