Like

Il like senza negatività, esiste?

Abbiamo accennato alla presenza nel web di alcuni soggetti particolari, che operano in condizioni molto diverse dai normali personaggi in campo, tanto da averli inseriti tra quelli che Goffman cita come “ruoli incongruenti”.

Eli  Pariser ha descritto molto bene nel suo libro “Il Filtro” cosa sta succedendo nel mondo virtuale. Il nostro monitor del pc, tablet, smart phone o smart tv sono specchi che riflettono i nostri interessi e con essi il nostro retroscena. D’altro canto non bisogna dimenticarci che il web fu da tutti accolto come uno strumento che avrebbe permesso a tutti l’accesso illimitato alle informazioni, esso avrebbe aiutato il processo di democratizzazione del mondo. Ben presto però si è creata una situazioni nuova rispetto al passato:

  • il flusso delle informazioni ha presto raggiunto un tale volume che nessun umano è in grado di elaborarle tutte, filtrandone i contenuti utili e scartando quelli inutili; come un fiume in piena crescente le informazioni arrivano ad una tale velocità e con una tale massa quantitativa che, impotenti dal gestirle tutte, esse ci restano in gran parte sconosciute;

Una soluzione apparve presto all’orizzonte: l’algoritmo!download (29)

L’algoritmo potrebbe aiutare a filtrare; una macchina, debitamente istruita, filtra le notizie e fornisce risultati personalizzati sulla base del vissuto dell’internauta debitamente archiviato.

Ben presto l’evoluzione dell’algoritmo, per diventare sempre più preciso nell’operazione di filtro ed orientarsi meglio verso i comportamenti pro attivi, elabora le informazioni positive cancellando di fatto tutto ciò che è negativo perché presume che ciò che per te individuo è negativo è qualcosa che non ti interessa, non ti appartiene, non lo vuoi o comunque è qualcosa lontano dai tuoi interessi e nel tuo archivio non c’è.

Come sostenuto da Byung Han-Chul il negativo scompare nella normalizzazione della sola positività che nega ogni differenza, a te piace questo e io ti mostro ciò che ti piace sulla base del tuo passato.

Il nuovo?

Non si genera alcun confronto con il nuovo, il nuovo non esiste nell’archivio esattamente come ciò che non ti piace. Il nuovo non risulta essere nell’archivio del passato da cui l’algoritmo pesca, pertanto, come ogni macchina, si replica quello che già esiste nel passato in un movimento che al meglio può essere orizzontale, per similitudine e processo deduttivo privo di rischio, mai verticale, mai generativo.

Questa situazione porta il sistema umano ad un punto di crash, la noia è un sentimento che le macchine non conoscono, anzi, è una situazione intrinsecamente necessaria e appartenente alla perfezione ripetitiva delle macchine.

images (31)Questa bolla del positivo che cresce continuamente sul Web, in particolare nei social attuali dove l’algoritmo evidenzia sul diario i soli nostri amici che interagiscono sui nostri stessi temi e non gli altri, ci porta a chiederci cosa succederà nel prossimo futuro all’interazione sul web. Manterrà un livello di attenzione degno della fase comunicativa umana o scemerà a routine ripetitiva per risolvere banali problemi quotidiani senza impegno cognitivo?

La domanda ha senso nel riflettere su come dove confezionare il messaggio che voglio trasmettere perché esso non solo arrivi a destinazione ma perché esso sia anche compreso e possa così , forse, produrre quell’effetto pragmatico e fatico a cui mira un qualsiasi comunicatore professionista.

Se il mio messaggio vuole produrre un cambiamento nell’agire del ricevente (sogno di tutti i comunicatori) oggi mi ritrovo in una situazione alquanto imbarazzante, il messaggio viene veicolato solo se trova similitudini positive con l’esperienza già archiviata del destinatario quindi con qualcosa che già conosce e ha già sperimentato.

Come faccio a veicolare un messaggio/prodotto nuovo che non esisteva ieri? Come faccio a veicolare un messaggio politico a coloro che appartengono ad un altro schieramento che non lo ha mai veicolato?

Pagine e gruppi social sono etichettature estremamente vincolate all’uniformità e comunione del pensiero dei partecipanti dove non è mai la differenza ad emergere ma la similitudine.

Pagine e gruppi facebook

Verso queste pagine (e gruppi) la comunicazione efficace è solo quella che conferma e consolida il pensiero dominante, un eventuale contro-pensiero viene trattato come elemento estraneo ed espulso immediatamente anche se vi fosse chi ne intravede un lato interessante. Nessuno (eventualmente pochi eroi) si mette volontariamente a sostenere una tesi in una pagina dove la maggioranza è schierata all’opposto, sarebbe come entrare volontariamente nell’arena di un Colosseo piano di leoni.

Possibile efficacia del messaggio: scarsissima;

rapporto benefici/costi dello sforzo: zero virgola.

Dal che, eliminando i solitari eroi possiamo ben capire che chi ha deciso di investire in comunicazione per promuovere un prodotto si troverà di fronte al fatto concreto che il percorso di veicolazione del messaggio, perché abbia un buon feedback, dovrà percorrere strade già percorse, altrimenti si perderà nello shit-storm , ossia nel nulla indefinito di quel luogo nascosto perché non rientrante tra i propri mi piace.24490670,14163696,highRes,01_shitstorm

Una prima parziale soluzione a questo dilemma è stata pensata nel riattivare una finestra casuale nei risultati di ricerca. Una variabilità, una differenza fuori dalla regole che però non è, per sua stessa natura, utile al comunicatore, essendo casuale e priva di regola economica monetizzabile.

Tornando al tema di come costruire ed indirizzare un messaggio perché esso raggiungo il suo destinatario e sia efficace possiamo ora renderci conto quanto sia  importante conoscere il mezzo che si usa per veicolare il messaggio stesso e quanto esso influenzi la percezione del soggetto che lo usa.

Già oggi, nessuno di noi visualizza le stessa informazioni mentre naviga, l’esigenza di tutti, ossia la maggior precisione dei risultati di ricerca, impone la selezione e la perdita di tutte le informazioni non previste dalla regola che ci salva, a prima vista, da un mare di dati che ci soffocherebbe.

Il problema della massa enorme di informazioni non elaborabili da un essere umano viene risolta riducendo il nostro mondo alla sola sfera del Like conosciuto, il comunicatore per introdurre una qualche variante deve trovare un canale simbolicamente ben collegato al destinatario ed usarlo come cavallo di troia.

Come un virus, anche il nostro messaggio deve prendere la forma del like per poter superare le barriere filtro e poi, una volta dentro trovare modo di disseminare la sua differenza stimolando la curiosità del destinatario verso questa novità non prevista.

L’azione non può essere diretta, l’azione non può essere trasparente, l’azione non può essere troppo pubblica perché difficilmente un soggetto aggregato ad un gruppo accetta di mostrarsi curioso per qualcosa di diverso da ciò che rende i membri di quel gruppo vicini e simili.

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